venerdì 17 giugno 2016

Cosa vuol dire città


Ma chi l’ha detto che centro cittadino vuol dire libertà di fare tutto, compreso quello che nessuno si sognerebbe di fare a casa propria?
Perché si cerca di far passare come normale il fatto che qualcuno non possa dormire a causa dei rumori che provengono dal bar e dalla gente che staziona sotto casa a notte fonda?
Non è vero che nelle città è sempre stato cosi.
Qualcuno è arrivato a dire che il fracasso della movida c’è sempre stato fin dai tempi dei romani, dimenticando il fatto che allora non c’ erano i varchi telematici, ma le isole pedonali invece si. Erano zone interdette al traffico delimitate da veri e propri “panettoni” , come si può ancora vedere oggi a Pompei, con i quali veniva impedito fisicamente l’ accesso ai carri e alle carrozze. Misura ben più stringente degli odierni varchi con 10.000 permessi.
Parlando invece di tempi più moderni, negli anni 50, i nostri anziani potranno confermare che dentro le Mura era proibito il traffico delle moto dopo le ore 23. Chi per esempio andava al cinematografo con la moto, dopo le 23 doveva andare a spinta fino alla porta prima di metterla in moto.
Figuriamoci se potevano essere tollerate le odierne situazioni di caos notturno provocati dai bar.
Ma di che parlano quei soloni che sostengono di “ riportare” vita nel centro storico?
Quando mai c’ è stato questo caos e queste condizioni di invivibilità creato da un malinteso senso della libertà per cui dentro le Mura tutto diventa legale e concesso? Dove è il problema nella recente ordinanza? Non vieta mica la musica all’ interno dei locali, vieta soltanto che sia percepibile dall’ esterno impedendo ai residenti di dormire dopo la mezzanotte. A Modena dopo le 21 non si può consumare sul suolo pubblico, a Firenze idem dopo la mezzanotte, nemmeno con il bicchiere di plastica. Prima o poi dovrà accadere anche a Lucca.
Se si ritiene che il desiderio di divertimento sia cosa buona e giusta, allora la politica deve dare delle risposte precise consentendo che questo divertimento possa realizzarsi senza danneggiare nessuno. L’unica risposta è delocalizzare. Bisogna sempre guardare alle realtà più grandi per trovare risposta ai problemi cittadini. A Madrid per esempio hanno realizzato la Sexta Avenida, un centro di locali fuori dalla città, dotato di viabilità e parcheggio con i bar aperti fino alle 6 del mattino e musica a palla, tanto non ci vive nessuno.
La politica non può sempre essere succube delle categorie commerciali.
Fino a che la politica darà ascolto alle proteste degli esercenti dei locali pubblici del centro, che ambiscono solo a tutelare i loro interessi e profitti, non si risolverà mai il problema. Se il divertimento è importante che questo si localizzi dove non penalizza nessuno.
A Prato hanno condannato alla reclusione (poi commutata in multa) gli esercenti di un locale rumoroso.
Le leggi ci sono e difendono il riposo delle persone il resto è solo sterile ed infruttuosa polemica.
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mercoledì 15 giugno 2016

Ordinanza Movida


Non c’è ombra di dubbio: il divieto di percepire la musica al di fuori dei locali dopo la mezzanotte è un provvedimento civile e che va nella direzione giusta.
Con le recenti semplificazioni ammnistrative, per effettuare la musica nei locali, è sufficiente l’ autodichiarazione del responsabile legale dell’ esercizio pubblico e/o del tecnico acustico incaricato.
Siccome la medesima legge che semplifica impone anche alle amministrazioni di effettuare controlli a campione sulle autodichiarazioni prodotte , visto e considerato la mole delle richieste di intervento e degli esposti presentati dai residenti a causa della musica alta dei locali , la nostra associazione ha richiesto agli uffici competenti di procedere al puntuale controllo a campione previsto dalla legge.
In poche parole la normativa consente le autodichiarazioni, ma prevede anche pene severe per chi le produce mendaci e questo è quanto abbiamo richiesto all’ Amministrazione di verificare. In sintesi: OK alla musica , ma no al Far West.
Tra l’ altro, per legge, il Comune dovrebbe dotarsi di apposito regolamento per il controllo delle autodichiarazioni e pubblicare la tipologia dei controlli sul sito web; infatti abbiamo richiesto al Comune che venga rispettato anche questo adempimento di legge.
È ovvio poi che un vero miglioramento si potrà conseguire soltanto con la proibizione di consumare sulla pubblica via dopo le 21, come si fa in tanti comuni italiani più civili del nostro, dove, dopo quell’ ora, le consumazioni avvengono solo all’interno dei locali.
Le petizioni sono uno strumento democratico che rispettiamo, se non altro per averne effettuate a bizzeffe, ma facciamo rilevare che la legge ha valore inderogabile e che questa si può cambiare solo a mezzo di referendum, il quale, per essere indetto, deve avere almeno 500.000 adesioni certificate, che fra poco diventeranno 800.000.
Che dire poi di quei consiglieri che, non svolgendo attività professionale, ma solo politica, seguono e inseguono i voti per mantenere la propria posizione? Oppure di quegli ex assessori che si definivano ambientalisti, ma che adesso, con assoluta mancanza di pudore, invitano i residenti ad andare a vivere in campagna per lasciare la città in mano alle scorribande alcolico/musicali?
Non ne avvertiamo la mancanza e le prossime elezioni costituiranno un buon termometro per la determinazione della loro importanza e del loro seguito.
La soluzione per la Movida? La cittadella del divertimento. Un programma tanto sbandierato durante l’ultima campagna elettorale che è poi rimasto lettera morta.
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mercoledì 8 giugno 2016

Decoro Urbano


Le recenti aperture dei supermercati in Centro Storico sono divenute oggetto di critiche, di natura perlopiù corporativistica.
Bene la moratoria dei pubblici locali, giusto connubio fra corporativismo dei commercianti e interessi della residenza. Si invoca a piene mani il Piano delle Funzioni, che noi stessi richiediamo da anni, in quanto unico strumento in grado di evitare la trasformazione del Centro Storico in una Gardaland casereccia. Purtroppo si evita di parlare del fatto che nel Comune di Lucca non è stato ancora emanato quel Regolamento di Decoro Urbano in gestazione dal 2013.
Più negozi di alimentari vuol dire più panini e quindi più bivacchi. Il regolamento del Decoro Urbano è necessario per una città che vuole avere uno sviluppo turistico degno di questo nome, altrimenti, in assenza di regole, è destinata a divenire, o meglio dire restare quella che è: un grande bivacco monumentale per consumare i panini di giorno e l’alcool durante la notte. L’ unica differenza provocata dai nuovi supermarket sarà che il grande bivacco diventerà ancora più diffuso durante il giorno.
Le critiche rivolte dalle Associazioni a queste “ liberalizzazioni” sono funzionali al mantenimento del proprio orticello e trovano terreno fertile nel mondo di quella politica che segue e insegue i loro voti. Il problema che invece l’Amministrazione dovrebbe porsi è quello di fare delle regole certe nell’ interesse di tutta la città e, fino a che le regole non ci sono, utilizzare quelle “ vecchie” tuttora vigenti.
Durante i numerosi quanto infruttiferi incontri con l’ Assessore Raspini abbiamo fatto presente che, nel vigente Regolamento di Polizia Urbana all’art. 58 vi si recita:
E’ vietato:
  1. sedere, sdraiarsi, dormire sui marciapiedi, sulle strade e piazze, sulle soglie dei pubblici edifici e presso i monumenti;
  2. depositare involti ed oggetti di qualsiasi specie sulle soglie stesse e sui gradini dei monumenti;
  3. trattenersi a mangiare, bere e giuocare negli ingressi dei pubblici e privati edifici e nelle scale dei medesimi, come pure compiervi atti contrari alla decenza od alla pubblica quiete.
Purtroppo non siamo mai stati presi in considerazione e, almeno fino al nuovo mandato, siamo rassegnati a vivere in una città dove il bivacco è realtà quotidiana, sia di giorno che di notte

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