Ma chi l’ha detto che centro cittadino vuol dire libertà di fare
tutto, compreso quello che nessuno si sognerebbe di fare a casa
propria?
Perché si cerca di far passare come normale il fatto che qualcuno
non possa dormire a causa dei rumori che provengono dal bar e dalla
gente che staziona sotto casa a notte fonda?
Non è vero che nelle città è sempre stato cosi.
Qualcuno è arrivato a dire che il fracasso della movida c’è
sempre stato fin dai tempi dei romani, dimenticando il fatto che
allora non c’ erano i varchi telematici, ma le isole pedonali
invece si. Erano zone interdette al traffico delimitate da veri e
propri “panettoni” , come si può ancora vedere oggi a Pompei,
con i quali veniva impedito fisicamente l’ accesso ai carri e alle
carrozze. Misura ben più stringente degli odierni varchi con
10.000 permessi.
Parlando invece di tempi più moderni, negli anni 50, i nostri
anziani potranno confermare che dentro le Mura era proibito il
traffico delle moto dopo le ore 23. Chi per esempio andava al
cinematografo con la moto, dopo le 23 doveva andare a spinta fino
alla porta prima di metterla in moto.
Figuriamoci se potevano essere tollerate le odierne situazioni di
caos notturno provocati dai bar.
Ma di che parlano quei soloni che sostengono di “ riportare”
vita nel centro storico?
Quando mai c’ è stato questo caos e queste condizioni di
invivibilità creato da un malinteso senso della libertà per cui
dentro le Mura tutto diventa legale e concesso? Dove è il problema
nella recente ordinanza? Non vieta mica la musica all’ interno dei
locali, vieta soltanto che sia percepibile dall’ esterno impedendo
ai residenti di dormire dopo la mezzanotte. A Modena dopo le 21 non
si può consumare sul suolo pubblico, a Firenze idem dopo la
mezzanotte, nemmeno con il bicchiere di plastica. Prima o poi dovrà
accadere anche a Lucca.
Se si ritiene che il desiderio di divertimento sia cosa buona e
giusta, allora la politica deve dare delle risposte precise
consentendo che questo divertimento possa realizzarsi senza
danneggiare nessuno. L’unica risposta è delocalizzare. Bisogna
sempre guardare alle realtà più grandi per trovare risposta ai
problemi cittadini. A Madrid per esempio hanno realizzato la Sexta
Avenida, un centro di locali fuori dalla città, dotato di viabilità
e parcheggio con i bar aperti fino alle 6 del mattino e musica a
palla, tanto non ci vive nessuno.
La politica non può sempre essere succube delle categorie
commerciali.
Fino a che la politica darà ascolto alle proteste degli esercenti
dei locali pubblici del centro, che ambiscono solo a tutelare i loro
interessi e profitti, non si risolverà mai il problema. Se il
divertimento è importante che questo si localizzi dove non
penalizza nessuno.
A Prato hanno condannato alla reclusione (poi commutata in multa)
gli esercenti di un locale rumoroso.
Le leggi ci sono e difendono il riposo delle persone il resto è
solo sterile ed infruttuosa polemica.
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