Le Mura di Lucca sono state un punto di scontro nella società
lucchese che ha sempre visto la contrapposizione di due componenti.
Quando dopo l’ Unità di Italia il
Re prese possesso dei beni demaniali propose di demolire le Mura. La proposta
non era così strampalata, in fin dei conti le Mura erano nate prima come
elemento difensivo per eventi bellici e poi come difesa contro le alluvioni.
Nel 1861 i cannoni potevano agevolmente superare la cortina e le alluvioni del
Serchio erano diventate cosa rara a seguito degli argini efficaci che erano
stati nel frattempo realizzati, quindi
le Mura erano diventate inutili ed
inoltre il parco di recente costruzione realizzato da Maria Luisa di Borbone si
sarebbe potuto realizzare altrove.
La fazione affaristica dei
lucchesi era d’ accordo con il Re
contando sul fatto che avrebbero acquistato milioni di mattoni a prezzo di
saldo per poi utilizzarli nel boom urbanistico del dopo Unità d’Italia
promettendo occupazione e benessere. D’ altra parte invece un gruppo di
noiosi lucchesi, che sicuramente
l’Assessore Ragghianti definirebbe “aristocratici supponenti” , si dimostrò
contrario a questa ipotesi e promossero una colletta che consentì al Comune di
comprarsi le Mura, salvandole così dalla demolizione.
All’ inizio del novecento con l’
avvento della motorizzazione si cominciava ad avvertire il bisogno di fare nuove strade e la
componente affaristica dei lucchesi di allora
decise che gli spalti così larghi attorno alle Mura erano uno spreco e
cominciarono a far passare i viali “sopra” gli spalti provocandone così una
consistente riduzione. Il progetto era così chiaro e sicuro che il Rifugio Carlo del Prete venne costruito
con la porta principale che guardava le Mura in quanto il viale sarebbe dovuto
passare proprio fra l’ edificio e la cortina.
Al che spuntarono fuori i soliti
noiosi lucchesi “aristocratici e supponenti”
che riuscirono a salvare nella loro conformazione originale una parte degli spalti, spostando verso l‘
esterno il viale almeno nella parte Nord della città.
L’ attuale amministrazione adesso
vuole vituperare il monumento principe della città destinando il campo Balilla
ad area per spettacoli, magari acquistare i Vivai Testi per farci un centro
espositivo, appoggiati in ciò dalla componente affaristica della società
lucchese.
Fortunatamente ci sono leggi ben
precise e un decreto legge del 2017 che rende questi programmi irrealizzabili e
quindi i “noiosi lucchesi”, di cui ci onoriamo di far parte, e che tengono ai beni della loro città
richiederanno il rispetto delle leggi per evitare la distruzione di beni che
fanno parte della nostra memoria. Noi definiamo pazzi, cialtroni, incoscienti e
disgraziati, quei lucchesi dei tempi dell’ unità d’Italia che volevano demolire
le Mura, oppure quelli dell’ inizio del novecento che volevano fare la strada
sugli spalti. Chissà quali saranno gli
aggettivi che useranno i nostri discendenti fra 100 anni quando leggeranno che
c’era un Sindaco, un assessore, anzi più di uno, che per favorire una
associazione commerciale che guarda solo ai propri interessi, volevano fare un
arena per spettacoli sul Campo balilla, oppure comprare i Vivai testi per farci
un centro espositivo.
Probabilmente non saranno molto teneri
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