Dieci anni fa il Centro Storico era come quello di oggi?
Eppure non ci pare di ricordare così tante risse e così tanti atti di violenza fra giovani.
Non abbiamo memoria di pattuglie della Polizia aggredite da giovani ubriachi né tantomeno di servizi antidroga con tanto di cane poliziotto.
Ma c’erano quelle zone in prossimità dei locali pubblici dove si può fare rumore fino a tarda notte, bere alcoolici per la strada fino alle prime luci dell’ alba, urinando, defecando e vomitando dovunque? Noi non ne abbiamo memoria.
Anzi ci ricordiamo che 10 anni fa il regolamento di Polizia Locale allora vigente proibiva di bere e di mangiare sul suolo pubblico.
Quando la cosiddetta “movida selvaggia” cominciò a prendere piede noi cominciammo a far presente all’ Assessore Raspini che c’era un divieto di bivacco che andava osservato. Peccato però che dopo poco tempo L’ Ex Assessore Raspini ha sovrinteso la stesura del nuovo regolamento di Polizia Locale in cui, di fatto, tale divieto veniva abolito.
Da quel momento è diventato lecito bere dovunque tutti i tipi di bevande, con la unica eccezione di quelle alcooliche nelle aree verdi. In altre parole, con il nuovo regolamento, è proibito bersi un Camparino sul fiume, mentre è possibile scolarsi un fiasco di vino in Piazza San Michele e i risultati si vedono!!!
Come riportare la situazione a una condizione di normalità? Semplice!!! Fare conto che il Regolamento di Polizia Locale voluto dall’ Ex Assessore Raspini non sia mai esistito. Dobbiamo tornare al vecchio regolamento di Polizia Locale che proibiva di consumare cibi e bevande sul suolo pubblico, permettendolo esclusivamente all’ interno dei locali. In questo modo si potrebbe evitare il consumo di bevande acquistate al di fuori degli stessi e talvolta consumate in maniera “selvaggia” anche da minorenni. Inoltre si eviterebbe di dover fare ricorso alle sofisticate interpretazioni giurisprudenziali tanto care all’ex Assessore Mercanti e all’ Assessore Martini, secondo le quali la bevanda “sbicchierata” (cioè versata nel bicchiere) non deve considerarsi come da asporto e quindi può essere consumata anche sulla strada. Tra l’ altro in questo modo si eviterebbe l’ ingiustizia che il locale autorizzato all’ asporto paghi il 22% di Iva sulle sue vendite a questo titolo, mentre quelli autorizzati alla sola somministrazione vendano per asporto, magari allo stesso prezzo, se non di più, pagando però soltanto il 10% di Iva incamerandosi il resto e beneficiando di questa evasione fiscale.
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